top of page

"Milk" - regia di Gus Van Sant

"Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverà per te. E ti ritroverai solo."


Ieri, scorrendo fra le stories di Instagram, ne trovo alcune della rivista letteraria Fantastico! in cui Alberto "Bebo” Guidetti - membro dello Stato Sociale e fondatore della rivista in questione - si domandava come parlare del Pride senza cadere nel banale e nel farlo ha citato il film "Milk". Quindi mi sono detta: perché non approfittare di questa ultima recensione di giugno per parlare in un certo senso anche un po' del Pride, attraverso questo film?


Milk è un biopic preciso, senza fronzoli, dallo stile registico sobrio e asciutto. Candidato a 8 premi Oscar, nel 2009 vinse quelli per miglior attore protagonista (Sean Penn) e miglior sceneggiatura originale. Narra gli eventi che, a partire dal 1970, anno in cui Harvey Milk lasciò New York per trasferirsi nel quartiere Castro di San Francisco, portarono al suo ingresso in politica, fino al suo assassinio, avvenuto il 27 novembre 1978. La storia politica di Harvey Milk si lega ad un lungo filone di proteste che già a partire dalla prima metà degli anni '60 scaldavano gli animi dell'America di allora, sfociando poi nei Moti di Stonewall del giugno 1969 (da qui la scelta di giugno come mese del Pride). Migliaia di persone in quegli anni scendevano nelle strade per rivendicare i propri diritti di esseri umani, in contrasto con politiche che chiedevano il licenziamento degli insegnanti apertamente omosessuali (Preposition 6) o reprimevano con i manganelli e l'arresto gli "atteggiamenti" omosessuali, secondo l'arbitrario giudizio della polizia.


Trailer del film (2008) con Sean Penn nei panni di Harvey Milk (fonte: YouTube)


È un film ben costruito, che mostra il protagonista in tutte le sue sfaccettature: la rabbia per non aver fatto nulla di importante nel corso della propria vita, l'amore e gli affetti, la forza di volontà e la paura di fronte alle minacce di morte, che lo portarono a registrare audiocassette a futura memoria, in cui racconta la sua vita politica e i passi compiuti per arrivare ad essere un importante punto di riferimento dell'allora comunità gay. Non scade mai nella banalità e neanche esagera nella celebrazione, ma racconta l'uomo così com'è.


Il famoso discorso di Milk: "brothers and sisters you must come out" (fonte: YouTube)


L'intero film è accompagnato dalla voce narrante del protagonista quando, 9 giorni prima di morire, inizia a registrare. Dice "questo nastro dovrà essere ascoltato solo nell'eventualità in cui io venga assassinato", con la consapevolezza che ciò avverrà presto.

Il racconto dell'uomo, del politico, del simbolo è interpretato magistralmente da Sean Penn che regala al pubblico l'immagine di un uomo che crede nei propri ideali e tiene attaccati allo schermo per tutta la durata del film, un film che non delude e alterna alla sceneggiatura originale, basata su documenti raccolti per anni dallo sceneggiatore Dustin Lance Black, immagini di repertorio come gli arresti nei locali da parte della polizia e la conclusiva marcia in memoria di Harvey Milk.

È un film che lascia commossi e che, come ci ricorda ogni mese del Pride, anno dopo anno, la strada da fare per i diritti e la libertà di tutte e di tutti è ancora molto lunga, ma insieme, credendo in ciò che si fa e che si è, si può andare lontani.



34 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page